Come definire oggi la fiducia nel mondo del business? Un tempo erano vigorose strette di mano e guardarsi negli occhi con la soddisfazione di un accordo raggiunto. È immaginabile una macchina della fiducia? Così infatti il settimanale The Economist definisce la blockchain, the trust machine, una macchina della fiducia in virtù dell’elevato grado di sicurezza che offre. Ma cerchiamo di capirne meglio le potenzialità della blockchain e cosa si sta facendo a livello di ricerca e sviluppo. E proviamo a ragionare di questa tecnologia senza, per una volta, far cadere il discorso su criptovalute e bitcoin.
Iniziamo dal presente. La pandemia che sta attraversando il globo ha messo in luce la vulnerabilità delle tradizionali catene di approvvigionamento. Pensiamo al blocco del trasporto aereo e navale che ha interrotto o fortemente ridimensionati le operazioni commerciali in tutto il mondo, rendendo difficile per chi acquista il tenere traccia della filiera produttiva dei fornitori. Ecco, dunque, il concetto di fiducia. Per secoli il commercio internazionale ha fatto affidamento alla carta: elenchi dettagliati di merci, avvisi compilati a mano, copie cartacee dei prodotti che passavano di mano tra i vari vettori della logistica. Quindi la rivoluzione informatica del secolo scorso che ha introdotto i fogli di calcolo, utilissimi per elenchi e sistemi di fatturazione, ma basati su un’implicita fiducia tra i contraenti: il container che sto sdoganando contiene davvero la quantità e la qualità scritta sui documenti a me consegnati?
Philosophy makes progress not by becoming more rigorous but by becoming more imaginative (Richard Rorty)
La pandemia in corso rivela la problematicità delle operazioni tradizionali. Non è un caso che i fornitori preferiscano non raccontare ai clienti tutte le informazioni a disposizione su operazioni, prezzi e approvvigionamento, preferendo ancora la carta e i suoi surrogati. Di contro, i contratti intelligenti su blockchain possono consentire alle aziende di avere un controllo esatto su dati e condizioni, possono risolvere il problema chiave di far partecipare i fornitori alla visibilità della catena di approvvigionamento.
Prendiamo un settore chiave dell’economia italiana, l’agricoltura. Secondo una recente ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia nel 2019, rispetto all’anno precedente, il settore agrifood ha raddoppiato i progetti basati su tecnologie Blockchain & Distributed Ledger. Le nostre imprese agroalimentari hanno implementato la tecnologia pensando a finalità commerciali e di marketing (60%), efficienza della supply chain (40%), obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale (21%), sicurezza alimentare (15%) contrasto della contraffazione (7%). In altre parole, per migliorare la qualità e la sostenibilità delle coltivazioni, e al contempo favorire la competitività delle aziende, il digitale è una tecnologia culturalmente accettata e che inizia a diffondersi.
Non solo monitoraggio da remoto delle coltivazioni attraverso droni e sensori IoT nei campi, non solo food e-commerce per i negozi di prossimità, la tecnologia blockchain vede applicazioni in numerosi ambiti, dalla Pubblica Amministrazione al manifatturiero, dal ramo assicurazioni alle piattaforme di streaming musicale. Perché i registri distribuiti sono in grado di offrire agli acquirenti una connessione più resiliente con i fornitori, affidando le proprie informazioni a un database condiviso che si serve di un processo di crittografia.
Come funziona la blockchain? Si usa spesso l’analogia con il libro mastro delle transazioni, di cui la blockchain rappresenta la sua evoluzione digitale. Un distributed ledger è un registro composto da una “catena di blocchi” di informazioni. Dov’è la portata innovativa? Un database distribuito su più nodi che replicano e salvano una copia identica del libro principale. Così facendo, nessun dato né l’ordine dei dati potrà mai subire una modifica senza che l’intero sistema se ne accorga. E se anche uno dei nodi dovesse essere danneggiato o compromesso dall’esterno, il contenuto sarebbe validato dagli altri nodi. Questa tecnologia consente quindi di registrare, conservare e condividere tutte le informazioni della filiera, fino al consumatore finale. In modo pratico, agile, veloce e sicuro.
La sola tecnologia blockchain non è sufficiente senza i cosiddetti protocolli di validazione, ovvero una serie di algoritmi che consentano l’immissione di nuovi dati e al contempo diano garanzia che le precedenti informazioni non sono state modificate. Le diverse tipologie di blockchain si differenziano proprio sul tema autorizzazioni. Non è possibile modificare i dati all’insaputa della rete e l’informazione diventa più sicura ogni qualvolta un nuovo blocco è aggiunto alla catena. Il protocollo di validazione autorizza uno alla volta i soggetti in grado di inserire nuove informazioni che vengono crittografate, cioè “sigillate”, rendendo disponibile l’accesso solo a chi possiede l’autorizzazione a decrittarlo.
L’essere liberi è un risultato costante e quindi richiede un continuo allenamento ed anche una continua concentrazione (Paolo Volponi)
In tempi di Coronavirus e ripensamento dei sistemi sanitari la blockchain potrebbe diventare una soluzione praticabile, con concrete applicazioni. Dipende dal modo in cui si utilizza la tecnologia. Un esempio potrebbe essere la creazione di un’immutabile traccia di audit dello status del Covid-19 allo scopo di verificare chi possiede gli anticorpi oppure per i contagiati, quando esisterà un vaccino, per tracciare coloro che l’avranno ricevuto. Una soluzione che risolverebbe innumerevoli problemi legati all’isolamento e agli spostamenti, restituendo la libertà di viaggiare e attraversare le frontiere in assoluta sicurezza, mostrando le credenziali.
Anche il settore bancario e assicurativo, per il quale Energee3 lavora fin dagli esordi, è in fermento da blockchain. In particolare, sul tema delle fideiussioni bancarie. È stato lanciato un progetto sperimentale nazionale chiamato “Fideiussioni Digitali”, in collaborazione con Banca d’Italia e Ivass, per digitalizzare il processo di gestione delle fideiussioni grazie alla tecnologia blockchain. Una sperimentazione che investirà non solo le soluzioni tecnologiche ma anche distributive e legali, i cui test vedranno il caricamento e la gestione di fideiussioni reali e legalmente valide. Quando sarà operativa la piattaforma fornirà a garanti e beneficiari servizi con maggiore efficienza, trasparenza e certezza informativa sulle fideiussioni lungo l’intero percorso di gestione, e l’obiettivo primario di ridurre le potenziali frodi.
La tecnologia blockchain cambierà il modo di fare impresa? Non abbiamo certezze assolute, sappiamo dai nostri clienti che la tecnologia blockchain è in grado di creare un forte legame tra le imprese di una medesima filiera e, ancora più importante, tra imprese e consumatori. Perché garantendo la sicurezza aumenta in modo esponenziale una relazione fiduciaria. Abbiamo a disposizione strumenti digitali che danno alle filiere degli immediati risvolti pratici, dalle modalità di pagamento agili e sicure, al contrasto agli spechi alimentari, dalla prevenzione di frodi e contraffazioni ai trasferimenti di denaro fino alle istituzioni pubbliche e alle forme più avanzate di democrazia rappresentativa. Tutto quanto rimane ancora da fare è solo in capo a noi. Se sapremo disegnare questo nuovo “habitus tecnologico”, i benefici saranno per tutti.
Pietro Pazzaglini
Marketing relazionale Energee3