Non ricordo che modello di macchina avesse mio nonno, sicuramente un’utilitaria, ma ricordo perfettamente che aveva una sorta di venerazione per lei. I sabati mattina che da bambino trascorrevo con lui si andava a fare il pieno di carburante quindi a lavarla con cura e pazienza, interni ed esterni. Sono passati più di tre decenni da allora, ma i cambiamenti che abbiamo osservato nell’ultimo decennio sono stati impressionanti. A cominciare dal valore d’uso e simbolico. Un amico trasferitosi a Londra, lo stesso che in Italia ne aveva due, mi confida che possedere un’auto a Londra è un po’ da sfigati. E se ti serve per il weekend la noleggi, chiosa sereno. Nelle grandi città l’auto è oggi qualcosa di cui liberarsi, la mobilità personale viaggia su monopattini elettrici, su due ruote o su scooter. Altrimenti, viaggia su mezzi pubblici. La macchina resiste invece nell’Italia dei piccoli centri e delle città di dimensione medio piccola, non più venerata forse, ma certamente indispensabile. Ma quanto durerà ancora tutto questo?
In quest’ultimo decennio abbiamo visto esplodere il car sharing e il bike sharing, abbiamo visto nascere piattaforme peer-to-peer di condivisione viaggi, abbiamo visto l’avvento di auto elettriche, ibride e con altri carburanti alternativi. Che il tema mobilità stia cambiando molto rapidamente lo hanno compreso tutti i grandi player del trasporto terrestre, anche il gestore nazionale della rete ferroviaria, così poco amato dal popolo dei viaggiatori per i frequenti disservizi, ha di recente creato un’App che consente di comprare soluzioni in car e bike sharing, offrendo una modalità di trasporto integrata in unico ecosistema di scelta e acquisto. Ma la vera rivoluzione di questi anni e che già abbiamo toccato con mano si chiama digitalizzazione, in grado di trasformare un’auto in un grande device connesso con il mondo esterno. In pratica, applicazioni di intelligenza predittiva che collegate ai sistemi di guida permettono di anticipare gli incidenti, di correggere gli errori umani, di aumentare la sicurezza collettiva dei trasporti e ridurre i costi sociali e assicurativi.
I think cars today are almost the exact equivalent of the great Gothic cathedrals. I mean the supreme creation of an era, conceived with passion by unknown artists, and consumed in image if not in usage by a whole population which appropriates them as a purely magical object. (Roland Barthes, The New Citroën, 1957)
Cosa diventeranno le nostre auto-mobili? E come cambierà il nostro utilizzo, e il nostro tempo, sulle automobili? Gli analisti concordano su una cosa, che le auto diventeranno un’estensione delle nostre capacità cognitive. Per nostra fortuna noi umani resteremo al centro del processo, magari come co-piloti o assistenti del guidatore, dato che quest’ultimo sarà automatico. Non avremo più occasione di inveire contro il guidatore aggressivo e maleducato che ci passa a fianco, perché come noi sarà trasportato da un’auto a guida autonoma. A tal proposito, già dal 2024 Mercedes e Bmw porteranno sul mercato le vetture autonome di quarto livello, che potranno circolare in autonomia sulle autostrade tedesche. La tecnologia applicata ai trasporti coinciderà con un nuovo modo di intendere gli spostamenti. E nuovi modelli di business andranno a sostituire quelli odierni, sempre più obsoleti. E le macchine saranno sempre più “CASE”: Connected, Autonomous, Shared, Electric.
Digitale, inquinamento, scarsità di risorse energetiche, nuovi stili di vita e di lavoro. Lungo questi quattro grandi temi si svilupperà, nel giro di pochi anni, la rivoluzione nel mondo dei trasporti e della mobilità. Si pensi alla conciliazione tempi di vita e lavoro: un importante gruppo bancario nazionale, cliente di Energee3, ci confermava la decisione di intervenire in modo deciso sugli spostamenti casa-lavoro, che troppo tempo sottraggono ai dipendenti. In che modo? Grazie a nuove forme di smart working dove i dipendenti o lavorano da casa o si spostano in hub condivisi collocati entro i trenta chilometri dalla propria abitazione. E come loro, tante altre aziende stanno rielaborando o rimodulando i tempi e gli spostamenti casa-lavoro dei collaboratori.
Nel mentre avanza la tecnologia 5G – votata dal Consiglio d’Europa come standard per le connessioni delle auto a guida autonoma, a dispetto del wifi – tecnologia che giocherà un ruolo fondamentale. Avremo una potentissima infrastruttura di rete (fino a un milione connessioni disponibili contemporaneamente per chilometro quadrato) altamente performante e capace di supportare enormi moli di dati. Essa servirà a connettere sistemi telematici, blackbox, sistemi di navigazione, ultrasuoni, radar, telecamere, unità di controllo elettronico remoto. Le reti di quinta generazione potranno consentire a due o più veicoli di “parlare” tra loro veicoli, avvertendosi su possibili collisioni, potranno “leggere” la segnaletica per conto del guidatore, potranno far dialogare infrastrutture stradali e dispositivi utili per monitorare il traffico, riducendo i tradizionali rischi della strada. Le possibilità sono tantissime. Anche l’Internet of Things porterà alla nascita di nuove applicazioni in virtù della grande quantità di informazioni da interazione tra cose, e tra cose e persone, avrà un potenziale enorme perché farà nascere nuovi servizi basati sulla customer experience della mobilità degli utenti.
Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia. (Arthur C. Clarke)
Un discorso complesso e articolato riguarderà le nuove regole del gioco, ovvero la regolamentazione nell’uso dei dati. Che è un passaggio nodale e strategico. La sorveglianza del dato è infatti un aspetto fondamentale, i rischi di furto o sfruttamento commerciale improprio sono alti. Altre regole da scrivere riguardano la riservatezza del dato e i possibili suoi utilizzi commerciali. C’è da scommettere che i grandi player del settore – produttori di auto, assicurazioni, società di gestione dei trasporti, ma anche la Pubblica Amministrazione – non potranno permettersi il lusso di non sfruttare appieno le grandi moli di informazione prodotte dalla mobilità delle persone. Quando debutterà tutto questo? Le prime auto connesse arriveranno in concessionaria nel 2021 ma saranno possibili operazioni di retrofit per auto non connesse per equipaggiarle con sistemi in grado di dialogare con auto e infrastrutture. L’Unione Europea ha avviato la sperimentazione in sette grandi corridoi autostradali, in Italia sarà l’autostrada del Brennero al centro dei test sul 5G. Ne vedremo delle belle, e siamo ancora agli antipasti.